Quale futuro per la casa

Quale futuro per gli showroom di arredamento?

Viaggio verso le nuove visioni del retail milanese. Per la rubrica "I visionari", l'intervista a Danilo Ariodanti

19 Maggio 2020
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Viaggio verso le nuove visioni del retail milanese. Per la rubrica “I visionari”, l’intervista a Danilo Ariodanti

Di formazione architetto e agente di commercio dal 1982 nel settore arredamento e finiture d’interni, Danilo Ariodanti è una mente vulcanica e una personalità che è difficile inquadrare all’interno di un ruolo specifico. Le sue doti sono quelle di un autentico visionario, caratteristiche che lo hanno portato a misurarsi ben oltre le sue competenze di lavoro.

Chi è Danilo Ariodanti

Dalle sue idee sono nati prodotti industriali, reti commerciali, show-room e molto altro. Per ECLISSE ha seguito lo sviluppo del prodotto SHODO Collection, linea di telai e porte che presentano finiture filo muro.

Danilo ha un suo sito ma non si presenta attraverso un curriculum, alcune informazioni su di lui si possono recuperare solo da chi lo conosce. E non sono pochi coloro che nella Milano del design hanno avuto l’opportunità di incontrarlo.

Danilo ha risposto ad alcune domande in questa intervista per ECLISSE, dando uno spaccato sulla realtà e sulle prospettive del retail milanese, autentica avanguardia dell’intero comparto del mobile in Italia.

1) Che scenari immagina nel futuro prossimo degli show-room di arredamento?

Più che al futuro il retail milanese deve tornare alle sue origini, rispolverare il suo enorme background accumulato in anni di esperienza nella progettazione e nella cultura di tecnologie e materiali per la casa.

Andiamo per ordine: negli anni Ottanta Milano viveva una divergenza operativa nei confronti del resto dei distributori d’Italia; il linguaggio già in quegli anni si esprimeva sulla consulenza progettuale a tutto campo nei confronti di chi doveva comprare o ristrutturare casa.

Il tecnigrafo, oggi entrato tra i pezzi dei collezionisti di modernariato, era il fulcro intorno al quale si svolgeva il lavoro, ed il contorno non era rappresentato da molto arredo, ma da campionari, materiali di finiture che compongono gli elementi di una casa.

Se nel resto della penisola si lavorava tanto di prodotto e poco di progetto, a Milano gli interior designers erano il fulcro di un target di clienti con buona disponibilità e predisposizione economica verso la casa, a cui affidavano la direzione dei lavori dal grezzo al finito.

Dagli inizi degli anni Novanta, grazie ad un boom di consumi e di un innalzamento complessivo del valore di acquisto, il retail dell’arredamento anche a Milano si è riconvertito a una vendita di mobili, molto più redditizia e meno impegnativa della modalità precedente; c’era progettazione ma molto “light” e la vendita di tutto ciò che ruotava nel business della casa si è ristretto esclusivamente alla vendita degli arredi: più fatturato e meno problemi.

2) E poi cosa è successo?

Tutto è continuato fino al 2010, quando la crisi economica mondiale ha visto un calo della propensione all’acquisto, spiazzando questa metamorfosi; nel frattempo parallelamente, essendo state tralasciate dall’arredo, sono comparse sul mercato realtà imprenditoriali specializzate nelle finiture della casa. I negozi di arredamento hanno cercato di rientrare in questa ampia fetta di mercato, senza una autentica convinzione, più per cercare di parare il colpo e recuperare credibilità. 

Se negli anni Ottanta un arredatore era in grado di vendere porte, pavimenti, rivestimenti, tappezzerie e tendaggi, dal 2010 in poi questo non era più alla loro portata perché incapaci di reggere il confronto con show-room specializzati, oltre ad avere perso quasi totalmente tutte le competenze maturate fino ad allora.

La riconversione lenta ma inesorabile dell’arredo passerà dalla capacità di adattarsi ed essere propositivi: chi riuscirà a riportare lo show-room d’arredamento al centro nevralgico del settore della casa, sarà capace di rispondere alle sfide del futuro e rimanere nel mercato.

Materioteca Milano
Materioteca® nel loft D7 di via Savona 97, Milano – foto materioteca.it
Showroom Pellegrinelli Arreda
Showroom Pellegrinelli Arreda

3) Una figura con la sua esperienza che ha attraversato quasi quarant’anni nel mondo del retail, quale pensa potrebbe essere lo sviluppo per un’attività imprenditoriale di successo?

Secondo la mia visione, uno show-room di arredamento sarà uno spazio all’interno del quale una area importante verrà dedicata ad una sorta di co-working, adatta a ricevere le agenzie immobiliari che accompagneranno i loro clienti che hanno acquistato casa; schermi video proporranno il progetto realizzato e la realtà virtuale rappresenterà lo strumento ideale per consentire al privato di vedere in anteprima la realizzazione e poterne valutare le potenzialità di quanto espresso.

4) Lei pensa che la dinamica espositiva e di proposta di uno show-room subirà una drastica revisione?

Penso più ad una evoluzione, peraltro già in atto ma in fase ancora embrionale. Credo che ci sarà un ampio spazio riservato alla materia e alle finiture, vero elemento formante degli ambienti, all’interno del quale sarà possibile toccare con mano la qualità.

Uno spazio allestito da proposte di ambientazione casa, capace di rappresentare nei dettagli la qualità del servizio che sarà costituito da equipe di artigiani e professionisti specializzati nelle diverse opere di intervento.

5) Secondo lei quando assisteremo a questo passaggio così ambizioso?

La riconversione a cui è chiamato il retail deve essere rapida, perché figure quali gli interior designer e gli architetti stanno già guardando a questa evoluzione. Viviamo in un tempo dove pensiero e azione si devono incrociare molto velocemente.

Tutti noi dovremo misurarci con nuove tecnologie e tanta domotica. Non ci sarà più tempo per invecchiare.

In foto: Danilo Ariodanti

4) Cosa significa per lei Vedere Oltre?

Mi piace dire con Edoardo de Filippo che “gli esami non finiscono mai”, perché la vita è un susseguirsi di azioni quotidiane concatenate che, a guardare bene, tracciano una linea immaginaria ove esse scorrono. Il mio modo di essere mi porta in maniera naturale a domandarmi come sarà il domani, e il dopo ancora. Non posso immaginarmi senza questo flusso di pensiero continuamente proiettato nel futuro.

Guardare e vedere oltre è vita.

5) Un’ultima domanda, come immagina la casa del futuro utilizzatore?

Credo ci saranno trasformazioni obbligate dovute al cambiamento in essere delle abitudini e dell’utilizzo della casa stessa; ad esempio prevedo che lo spazio dedicato ai ragazzi uscirà dallo schema della cameretta per diventare un autentico living, capace di soddisfare le crescenti esigenze dei giovani.

Usciremo da un concetto di arredamento suddiviso in stanze perché sempre di più avremo la necessità di potere trasformare una zona giorno da conversazione in un ufficio. Come abbiamo visto prepotentemente in questo periodo, lo smart working rappresenta oramai una realtà.

Da sinistra: Fabiana De Luca, Direttore Marketing ECLISSE, in mezzo Danilo Ariodanti, a destra Mariavittoria Schincariol, Responsabile Formazione ECLISSE. Foto scattata in occasione dei 30 anni, ottobre 2019

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